STORIA DI SIRLAD CAVALLO SCONFITTO SOLO DAL DESTINO
Repubblica — 24 luglio 1985 pagina 34 sezione: SPORT
SIRLAD, l' ultimo grande crack italiano (dei cavalli allevati non soltanto allenati in casa nostra, intendo dire) non ha avuto fortuna: nel tunnel dei ricordi, ha conservato il fascino del cavallo sfortunato. Purosangue principesco, aveva vinto il 94 Derby.
Aveva battuto l' avversario diretto, Capo Bon, di nove lunghezze. Quando sulla dirittura delle Capannelle aveva staccato il suo volo, la folla (esagerando) aveva fatto il nome di Ribot. Sirlad, che era un cavallo giocoso, era stato svegliato da Di Nardo, il fantino, con un solo colpo di frusta.
Aveva eseguito un cambio di velocità, allungando la falcata. Dagli zoccoli di Sirlad partivano palpebre di prato: erano zolle, che arrivavano come cazzotti sul muso di Capo Bon. Il disgusto di Capo Bon, per la verità, era durato poco perchè Sirlad era scomparso all' orizzonte con tempi di galoppo, che erano salti di dieci metri.
Mansuefatto dalla fatica, Sirlad era rientrato nel recinto del peso non senza avere drizzato le orecchie, messo in allarme dagli applausi, dal brusìo del pubblico. La sua galoppata aveva fatto tornare la folla indietro di vent' anni almeno. Non era il Derby ad indurre i patiti all' immagine di Ribot (perchè il Derby, a causa della mancata iscrizione della fattrice, come imponeva allora la formula, Ribot non l' aveva disputato) e nemmeno la giubba chè quella di Ribot era la famosissima casacca bianca crociata di rosso di Dormello
. Neanche il mantello era di Ribot - questi era baio e Sirlad un sauro. Nè la mole: Ribot era apparentemente piccolo o Sirlad apparentemente... vasto. Era piuttosto lo stile di corsa: la galoppata isolata, con gli altri disseminati, sperduti per la pista.
Il modo, insomma. Sirlad eguale a Ribot, si diceva. Sirlad eguale a Nearco, si sussurrava. Sirlad è eguale a Sirlad, mi aveva detto quindici giorni prima del Derby, a San Siro, il suo allenatore, Gaetano Benetti. Era una sera di aprile. Le corse erano finite da poco. Gaetano Benetti mi aveva invitato all' ultima ispezione di giornata delle sue scuderie, che hanno il vecchio incanto delle costruzioni di un tempo. Una testa che si allungava dalla finestra del box: una testa ingentilita da una lista bianca.
Sirlad. A rassicurarlo c' era l' uomo che lo curava e Wamadio, il cavallo che gli faceva da gregario. "Le presento Sirlad e Leopoldo, sorrise Benetti. Leopoldo Cancioni da Napoli". Sirlad ci guardava con un occhio attento, buono. "Vede - mi spiegava Gaetano Benetti - certi cavalli hanno un occhio che pare un bottone, un bottone ricucito sul muso. Ne diffidi. Non vedrà mai un vincitore con uno sguardo stupido. Osservi Sirlad".
"Un cristiano, era intervenuto l' artiere. E' allegro, stia attento. Poichè ci ha simpatia... pizzica". Sirlad sembrava indaffaratissimo a cercare qualcosa nelle tasche del mio impermeabile. Ma questi belli a quattro gambe, mi chiedevo, saranno davvero molto più d' una espressione fisica. "Lo sono, lo sono, assicurava Gaetano Benetti. Fanno una vita forse monotona, regolata dalle rigide leggi della scuderia ma afferrano il senso della corsa: e la affrontano, secondo il temperamento, con sicurezza o con freddezza, con generosità o con dispetto. Il crack ha testa. Capisce ciò che gli si chiede".
La cesta dei ricorrdi venne rovesciata davanti al box di Sirlad, che cercava le carote di cui era ghiotto. A Gaetano Benetti, quegli episodi autentici, dovevano essere stati raccontati da Mario Benetti, suo padre, grande allenatore e maestro, uomo di assoluta probità, uno di quegli uomini a cui potresti affidare l' educazione di tuo figlio. Seppi di Niger, di Radice Fossati, che tentava di addentare il cavallo che lo superava: e di Crapom, che nel G.P. di Ostenda, faceva ammattire Paolo Caprioli, che lo doveva reggere sulla linea di corsa mentre lui, Crapom, aveva deciso di deviare perchè voleva mordere lo stivale del fantino Brether, che montava Gris Perle, reo di averlo colpito involontariamente con la cravache.
E ancora, di Nearco, che, nel paddock dell' allevamento, costringeva i compagni contro lo steccato, allargando vieppiù i cerchi del suo galoppo, in tale modo affermando la sua autorità di capomandria. E di Ribot, che, a Parigi, vide un cavallo scosso, Hidalgo, che aveva disarcionato il suo cavaliere. Ribot scappò via sostenuto da Camici, per vincere l' Arc ma anche per osservare da vicino quell' intruso e liberarsene. La fama di Sirlad era avanzata e avanzava, fuor dai confini della scuderia, nella fantasia degli italiani.
Con Gaetano Benetti ho una consuetudine amichevole. Gaetano ha sempre avuto in simpatia chi ama i cavalli. Gli facevo visita, cercando di non importunare lui e il suo allievo Sirlad. La porta della scuderia dei Benetti era aperta alla speranza. "Nel Criterium, a due anni, diceva Benetti, Sirlad è balzato dalla quinta alla prima posizione, allungandosi non appena ha veduto la luce davanti a sè. Ha vinto il Filiberto, il Derby". Il Milano, sarà il test per le King George Stakes ad Ascot. E tu che ne pensi, Tonino?
E Tonino Di Nardo, il fantino: "Io non ho mai montato un cavallo così importante". Imparavo quanto fosse arduo lavorare questa delicata materia viva (il purosangue) che reagisce, che si inalbera, che si accascia, che bisogna sostenere con la punta dei nervi, sempre. L' indomani del Derby, Sirlad valeva già un miliardo e mezzo (1500 milioni del ' 77). Le speranze erano enormi, giustificate. Anche gli astri deponevano a favore di Sirlad. Le riflessioni della "selleria", le conoscevo
. Le premesse c' erano tutte. Il proprietario l' ingegner Oddino Pietra, industriale bresciano, che obbedisce, digiuno d' ippica, a una felice ispirazione: compra La Tesa, la tenuta che i signori Crespi (Razza del Soldo) liquidano. L' ingegner Pietra che induce Enrico Fanti, un talento, il direttore dell' allevamento, a rimanere. Fanti, che desidera per le nozze della fattrice Soragna, lo stallone americano Bold Lad: e l' agente Eugenio Colombo che gli procura, negli States, la monta di Bold Lad. Nascita di Sirlad. Nè basta: il proprietario, come soltanto si legge nella favola dell' ippica, che lascia fare, che non mette il naso indagatore in scuderia, che ascolta e obbedisce all' allenatore.
(Poi non accadrà più: lo fuorvieranno le amicizie degli snob). Il clan aveva, dunque, ragione di credere in Sirlad. FINI' LA SUA CORSA IN USA ERA ormai deciso. Nel Gran Premio di Milano, l' imbattuto Sirlad avrebbe affrontato Infra Green, una cavalla francese di qualità. La grande attesa, cominciava qui. Ogni uscita di allenamento di un crack, si sa, è un' autentica corsa. Non può essere altrimenti. Il crack mette fuori uso l' accompagnatore. Il povero Wanadio sventolava la sua criniera già come una bandiera di resa. Il batticuore in scuderia era continuo, anche se il cavallo lavorava benissimo in pista grande. L' infarto, mi confidava Benetti, qui, è dormiente.
"Lei, all' alba, apre la porta del box e teme di vedere il suo crack in contemplazione dell' avena, che non ha toccato. Occorrono, poi, mesi per ricuperare uno, due lavori compiuti". Quale introduzione al "Milano", venne scelta un' uscia pubblica, sui duemila metri, ossia una corsa. Sirlad vince: arrivo, però, non bellissimo. Il "Milano" finalmente. Fu un "Milano" record: 2' 26" 1/5 sui 2400 metri di San Siro, che non regalano niente a nessuno. Un tempo americano.
Un Gran premio formidabile. Infra Green seguiva come un' ombra Sirlad scatenato per attaccarlo con inaudita violenza, a 600 metri dal palo. Sirlad, provocato, reagiva con adeguate accelerazioni. La spuntava di tre quarti di lunghezza. Nel dopocorsa molti visi scettici. "E' un grande cavallo ma con Ribot non c' entra" diceva il veterinario Bassignana. "Rimandi di un anno Ascot", consigliava Vittadini. "Quella femmina malvagia, imbottita di vitamine" protestava lo scudiero di Sirlad, rivolto a Infra Green, che nitriva pur essa indispettita. Viaggio fastidioso, in aereo. Ascot.
Lavori affascinanti: il sauro rubava l' occhio: una massa di sei quintali, racchiusa da una linea di rara bellezza, scatenata a settanta orari, che il fantino trattiene a malapena. A una settimana dalle King George Stakes, il galoppo di Sirlad, che calamita il verde della pista, tradisce uno sgarro lieve, che non sfugge all' occhio esperto di Gaetano. Schinella ovvero un' incrinatura allo stinco, subito sotto il ginocchio. Maledizione! Non resta che ritornare a Milano. Speranze e delusioni si alternano, nella vita di un allenatore ma, nel caso, c' è da rimanere secchi, aggrappati alle redini come ad un filo d' alta tensione.
Per Benetti era come se una mano gli avesse frugato il cuore. Sotto la pelle dello stinco dell' anteriore destro di Sirlad galleggiava un seme di riso, una frattura minuta, un' incrinatura. Il cavallo dovette rimanere ingessato, chiuso nel box, due mesi e mezzo, senza muovere un passo. Scuoteva la testa bionda, addentava la finestrella di legno. "Lunghe passeggiate, trotto, riproveremo un altro anno"
. Sopra il box di Sirlad c' era un riquadro risplendente di luce, ornato di due tende di bucato. L' abitazione di Di Nardo, attento ad ogni rumore. Passò l' inverno freddo e la primavera. Sirlad si ostinava a non abbandonare la sua mole senza sospetto su quell' anteriore destro, che Benetti senior sosteneva "pulito". Si decise, infine e rientrò.
In uno di quei mercoledì di San Siro, zeppi di competenza, piantò Mash ad infinite lunghezze. 1800 metri in 1' 49", nuovo limite della pista. La scuderia aveva scelto una classica internazionale l' Arc de Triomphe, ovviamente preceduto da un test esigente, il Ganay. Sirlad correrà bene il Ganay. Attaccherà al termine della discesa. Non gli riuscirà di contenere Trillon. Cederà il secondo posto a Balmerino, in fotografia. Finirà terzo.
Sarebbe stato inutile correre l' Arc de Triomphe anche perchè al via si schierava il grandissimo Alleged. Il suo addio italiano fu un comico non piazzato, nel Milano, a fianco di Sortingo, il fratellastro che la madre Soragna gli aveva dato, che aveva un orecchio stranamente candido, quasi glielo avessero immerso nel bianco di Spagna. (Sortingo vincerà per Benetti e per un proprietario giapponese il Milano dell' anno successivo).
Un mattino del ' 78, si affacciarono nel cortile della scuderia Benetti gli americani. Due signori alti, sicuri di sè, ottimisti. Statura, muscoli, dollari: un veterinario di fiducia visitò Sirlad. Cavallo di levatura internazionale, sentenziò, da operare alla laringe. L' acquisto per conto del signor Abram S. Hewett era cosa fatta. Operato nel Kentucky, Sirlad riacquistò una forma eccezionale.
Vittoria in una "graded" a Hollywood Park: nella Hollywood Gold Cup, Sirlad impegnerà allo spasimo uno dei più grandi cavalli in assoluto: Affirmed, (secondo a tre quarti di lunghezza dal fenomeno). "In Italia gli "uomini" chiedevano notizie di Sirlad. Entrato in razza nel 1980, Sirlad morirà alla Spendthrift Farm di Lexington, per una misteriosa infezione. L' ippica italiana ha voluto bene a Sirlad forse più che a Nearco e a Ribot, i cui successi erano tanto netti da suscitare una specie di rabbia. Il fascino segreto del cavallo sfortunato. - di MARIO FOSSATI
(12 marzo 2010)