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FANTINI DI IERI E OGGI

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2010 18:29
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12/10/2010 18:22
 
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NEL PRESENTARE QUESTA PAGINA DI CAMPIONI NON POSSO DIMENTICARE CHI NON C’E PIU




Il sogno spezzato di Mirko
D' Auria il suo scopritore: «Marcialis voleva diventare bravo come Demuro. E ci stava riuscendo» * Da tre mesi l' allenatore milanese aveva ingaggiato lo sfortunato jockey come riserva del più famoso collega: «Aveva voglia e talento per arrivare»
RICORDO / Cordoglio dopo la morte del 19enne fantino
Il sogno spezzato di Mirko D' Auria il suo scopritore: «Marcialis voleva diventare bravo come Demuro. E ci stava riuscendo»
Una corsa come tante, ma non per un giovanissimo fantino.

A quasi 17 anni Andrea Marcialis non stava più nella pelle in sella al grigio Rainbow Park. E ha esultato, mentre tagliava vittorioso il traguardo del Premio Windecar, domenica sera sulla pista di galoppo dell' ippodromo di Varese.

Andrea non sapeva che qualche centinaio di metri più indietro suo cugino Mirko stava perdendo la vita, schiacciato e colpito dal corpo di Elcari, il cavallo montato dal 24enne Walter Gambarota (che se l' è cavata con lievi danni), coinvolto nel drammatico incidente assieme a Sir Robin affidato appunto a Marcialis.

Luciano D' Auria si trovava a bordo pista, a pochi metri dal luogo del dramma. È lui l' allenatore di Sir Robin. L' allenatore che tre mesi fa aveva ingaggiato Mirko Marcialis come seconda monta di Mirco Demuro, il nostro miglior fantino. La sua voce è ancora rotta dall' emozione: «Sono corso immediatamente in pista e appena ho visto Mirko ho capito che purtroppo non c' era niente da fare.

Ho sperato, pregato all' ospedale assieme a Mario, il papà di Mirko. Tutto inutile, che strazio». Il ricordo di Mirko. Struggente: «Nella nostra scuderia aveva trovato in Mirco Demuro un maestro e un modello. Demuro gli voleva bene, come a un fratello minore. E Mirko stava imparando. Voleva diventare bravo come Demuro e ci stava riuscendo»

. Mario Marcialis, padre di Mirko riesce solo a dire: «E' morto facendo ciò che più gli piaceva». E lo zio Antonio, padre di Andrea ed ex fantino: «Mio figlio Andrea ha vinto la corsa e Mirko non c' è più». Intanto è anche scattata un' indagine per accertare lo svolgimento dei fatti e per questo non è ancora stata decisa la data dei funerali. Il magistrato competente, Anna Giorgetti, ha disposto l' autopsia, il sequestro del video di quella maledetta quarta corsa di domenica sera a Varese.

Interrogati anche gli altri fantini partecipanti. Ieri, sulle piste in attività, è stato osservato un minuto di silenzio. Michele Ferrante Il 20 maggio a Siracusa l' ultima tragedia Il precedente più vicino nel tempo ci riporta allo scorso 20 maggio a Siracusa dove Nunzio Giuliano, 52 anni, morì per una caduta a 50 metri dall' arrivo.

Nel 1990 persero la vita Stefania Sommariva, 49 anni, e Marco Paganini, 24 anni. L' amazzone si spense l' 8 febbraio, il giorno dopo la tremenda caduta a Capannelle dal suo Sarasota Spring inginocchiatosi sugli anteriori in seguito a un' emorragia.

Il 25 agosto, a Grosseto, Marco Paganini (allora il migliore dei nostri giovani fantini) fu sbalzato dalla sella di Massimina: morì dopo 3 giorni di coma.

Il gentleman Mariano Dallabetta (il 23 gennaio ' 77 a Roma) fu stroncato da un infarto in corsa. Nel ' 46 Pietro Gubellini (fantino di Nearco e padre di Edy, noto driver di trotto) si spense alcuni giorni dopo una caduta che gli lesionò i polmoni, trafitti da una lancia di legno dello steccato di S. Siro. Mirko Marcialis (foto Perrucci) era nato a Milano il 29 dicembre 1981


. Debuttò il 21 novembre 1997 a Varese dove colse la sua prima vittoria il 26 dicembre dello stesso anno in sella a Back to Front. La più importante il Monte Rosa di S. Siro con Armungia. L' ultima, sempre alle Bettole il 7 luglio scorso con El Ciciarela, la 79ª su 627 corse disputate(222 piazzamenti)
Ferrante Michele
12/10/2010 18:24
 
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25 gennaio 1997
LANFRANCO Dettori
In Inghilterra e il piu famoso dei fantini, ma e italiano al cento per cento. Filosofia, aneddoti e aspirazioni dell' uomo che ha sbancato Ascot
Quel pomeriggio di fine settembre ad Ascot rimarra scolpito nella sua memoria e in quella dello sport mondiale. Impresa praticamente unica per un fantino: vincere tutte le sette corse in programma, nell' ippodromo preferito dalla Regina Elisabetta.

A nemmeno 26 anni ci e riuscito Lanfranco Dettori e da quel momento la sua popolarita ha sbriciolato i confini nei quali si dibattono quasi sempre i grandi campioni delle corse. Anche chi non ha mai visto una corsa ormai lo conosce. Lanfranco Dettori e il miglior jockey del mondo e nello stesso tempo uno degli sportivi italiani piu famosi.

Da 12 anni vive e lavora in Inghilterra: la e diventato "Frankie" e si e fatto campione, conquistando col suo carattere latino un popolo ippico abituato ai capolavori di "Stone face" (faccia di pietra) Lester Piggott. Lo chiamano "il ragazzo che sorride", ne vanno matti.

Lanfranco e sempre allegro, disponibile verso la gente, i colleghi, i giornalisti. In pista diventa l' emblema della perfezione: per come tiene sotto controllo il cavallo, lo sostiene e per come gli chiede il guizzo che decide. Inimitabile quando festeggia i grandi successi: un balzo dalla sella in mezzo al delirio. In aria per alcuni secondi, "fino a 6 metri di altezza", ci tiene a sottolineare. L' urlo di gioia e liberatorio, nella fase di atterraggio.

L' Italia se lo e in parte ripreso, rivendicandone quell' origine che lui per primo sottolinea. Ma, nello stesso tempo, Frankie ringrazia il cielo per aver ascoltato i consigli di papa Gianfranco (il piu grande fantino italiano degli Anni 70 e 80) che lo spinse a trasferirsi in Inghilterra nel 1985 e imparare a "giocare" nel campionato ippico piu bello del mondo.

Impossibile non partire proprio dal 28 settembre. Sette corse, altrettante vittorie ad Ascot, una delle piste piu prestigiose del mondo: evento unico nella storia del galoppo inglese che ormai si avvicina ai tre secoli. Come se un giocatore di calcio segnasse dieci gol nella finale di Champions League, o se un pilota di Formula Uno vincesse tutti i gran premi della stagione. "E pensare che quel pomeriggio sentivo poco feeling con le corse. Il giorno prima avevo montato male. In serata ne ho parlato con Catherine, la mia fidanzata.

' Domani combinero qualche guaio' , le confessai. Arrivai ad Ascot teso, nervoso. Poi accadde l' incredibile". Facciamo un lungo balzo nel passato. Che ricordi ha della sua vita in Italia prima del trasferimento a Newmarket? "Sotto molti aspetti e quella di un ragazzino qualsiasi. Comunque senza pensieri.

Poca voglia di studiare, tanta passione per cavalli e calcio. Spesso in scuderia, o all' ippodromo, a veder vincere mio padre. Oppure al campo della Vercellese di Quinto Romano, a due passi da casa e da San Siro. Giocavo nei pulcini, difensore. Sognavo di poter vestire un giorno la maglia della Juventus. Ma il ricordo piu bello sono i pomeriggi sui prati di Quinto Romano in sella al mio pony". E L' Italia di oggi?

"Vista da un ' quasi inglese' , come sono io, e un gran casino, ma il bello e anche questo. Mi da fastidio vedere gli italiani che parcheggiano l' auto in terza fila, o il modo in cui fanno la code negli uffici postali, ammucchiati e pronti alla rissa se qualcuno cerca di fare il furbo. Pero mi mancano tante altre cose. Gli amici, soprattutto quelli della Sardegna. Quest' anno me li sono goduti durante la vacanza forzata in giugno.

Ero fermo: gomito fratturato per un incidente al tondino di Newbury. Otto settimane senza cavalli, il timore di una stagione compromessa. Invece il bello doveva ancora arrivare". E quando Dettori e a Milano? "A parte le corse, solo amici e famiglia. Gli affetti per me sono tutto. Quando torno a casa non posso dimenticare un solo parente: giustamente non me lo perdonerebbe. Mi vedono talmente di rado..." E invece che cos' e l' Inghilterra? "Ordine, funzionalita. Mai un contrattempo burocratico, ogni tassello perfettamente inserito al suo posto, senza sbavature. Davvero il massimo da questo punto di vista.

Pero c' e l' altra faccia della medaglia. Gli inglesi non sanno godersi la vita come gli italiani: passano la serata a bere birra in un pub, e questo a volte mette un po' di tristezza. Per me le parole ' tempo libero' hanno un significato relativo: in piedi dall' alba, scuderia al mattino e corse al pomeriggio, magari in due ippodromi diversi nello stesso giorno. Spesso la sera ti ritrovi a casa con tanta voglia di sprofondare in un divano". Poca vita mondana, dunque... "Il giusto. L' altro fattore positivo e che puoi girare per strada tranquillo senza subire gli assalti dei tifosi. Capita a me, ma anche ai divi del calcio.

Una mentalita positiva, ne sono rimasti colpiti anche Vialli e Ravanelli. In Italia non sarebbe possibile. Comunque per Dettori il tempo libero e una tranquilla serata al ristorante, meglio se italiano, al cinema o a teatro piuttosto che a un party o in discoteca". Dettori, i cavalli e le corse. "Una droga, una palestra di vita. La vita stessa, direi: gioie, dolori, ansie, vittorie e sconfitte. Stare in sella a un cavallo che galoppa a 60 orari e una sensazione unica.

Devi instaurare un rapporto, intuire in frazioni di secondo le mosse piu adatte per lanciarlo al successo. Essere bravi non basta. Contano moltissimo umilta e fame di successi. Guai sentirsi appagati. Io ho ancora tanta fame. Monto con la stessa energia nell' Arc de Triomphe e nella corsa della categoria piu modesta. Perche voglio vincere e perche so che gli scommettitori, il proprietario e l' allenatore se lo aspettano. Ricorda la sua prima corsa? "A Milano, ricordo benissimo. Ero poco piu che un bimbo.

Tremavo come una foglia, emozione indescrivibile. Entro nella gabbia. Pochi attimi al via, a fianco c' e zio Sergio, il fratello di papa. Anche lui fantino. Mi guarda e bisbiglia: ' Abbassa gli occhiali, li hai ancora sulla fronte' . Arrivai ultimo". Lei e figlio d' arte. Papa Gianfranco per circa 20 anni (fino al ' 92) e stato il piu bravo. Lo chiamavano il "mostro". "In corsa ci siamo incontrati parecchie volte, francamente non conosco l' esito globale dei confronti diretti. In casa conservo un quadro: riproduce la foto di un nostro testa a testa a San Siro. Per la cronaca vinco io. Papa e anche un amico. Ha indirizzato le mie scelte, senza forzare.

Ma, soprattutto, in questi ultimi anni e cambiato. Finalmente ha compreso quanto io sia diverso. Piu calmo e riflessivo, anche se esterno esuberanza. Papa e sempre stato impulsivo, spesso ha aggredito la vita con cattiveria. Probabilmente, a livello inconscio, mi voleva uguale a lui". Dettori star globale, anche gli Usa sono stati conquistati. "Le corse negli Stati Uniti rispecchiano il modo di vivere di quel popolo. Spettacolari i grandi eventi, un po' monotono tutto il resto, ovvero lunghe riunioni di due o tre mesi per ciascun ippodromo.


Una sorta di circuito: corse sempre uguali, cavalli sempe uguali, ogni giorno come quello precedente". Lei ha conseguito trionfi a raffica anche in Estremo Oriente. "Hong Kong e sbalorditiva. Li abitano gli italiani dell' Asia: gente allegra, spontanea, estroversa. L' ippica e l' unico sport, i suoi campioni sono autentici dei. Quando sono arrivato, c' erano decine di fotografi ad attendermi all' aeroporto. Se vicino a me ci fosse stato Michael Jackson sono certo che avrebbero chiesto il nome di quel signore che mi stava accompagnando. Non parliamo dell' ippodromo: scene indescrivibili, di gente totalmente consegnata al dio scommessa.

Anche in Giappone il tifo e immenso, ma a immagine e somiglianza dei giapponesi: un delirio composto, come quello degli oltre 150mila che mi hanno acclamato dopo il successo nella Japan Cup con Singspiel. Un boato uniforme, mi ricordava l' incessante sottofondo di trombe che ha accompagnato per qualche anno in tv la finale della coppa Intercontinentale di calcio. Sembrava che ci fosse una regia occulta". Prendiamo la palla al balzo. Dettori e il pallone, grande amore. "Juventus in Italia, Arsenal in Inghilterra. Il mio tifo e diviso fra queste due squadre. Ho conosciuto i ragazzi della Juve in aereo verso Tokio, dove avremmo vinto le nostre coppe. Ragazzi in gamba, semplici e cordiali. Mi conoscevano, si sono complimentati.

A Londra ho incontrato Fabrizio Ravanelli, nella serata in cui la Bbc ha eletto Damon Hill sportivo dell' anno e io mi sono classificato terzo, battuto anche dal canottiere Redgrave. Pochi giorni dopo, il contatto telefonico con Vialli: lui a Londra, io in Italia ospite di Dribbling alla televisione. Mi ha augurato di vincere il Derby di Epsom, l' unico grande traguardo che ancora mi manca". Dettori e la vita. Tante gioie ma, immancabili, anche le amarezze. "Le cose brutte fanno parte dell' esistenza di ciascuno di noi. Devono essere accettate e, soprattutto, inquadrate nelle loro proporzioni. Di fronte a un amico che da un giorno all' altro scopre a nemmeno 40 anni di avere un male incurabile, che valore puo avere una corsa persa, o qualsiasi altro contrattempo di tutti i giorni?". Per Frankie quello piu grave a poco piu di 20 anni.

"Ero con amici. La polizia ci ha fermati, nella macchina alcune dosi di cocaina. Stavo imboccando la direzione sbagliata. Ero gia un campione, ho fatto l' errore di sentirmi arrivato, appagato, praticamente invulnerabile. In un attimo ho rischiato di perdere tutto, il frutto di sacrifici enormi. E allora ho compreso. Quell' episodio mi ha cambiato. Ho ripreso a vivere correttamente, a capire cio che davvero conta e a separarlo dal superfluo". Lei ha un esercito di ammiratori: e difficile convivere con loro?

"Con i tifosi degli ippodromi ho un rapporto splendido, ovunque. Loro sanno che ce la metto sempre tutta. Ho conosciuto anche il fortunatissimo scozzese che si e arricchito giocando poche sterline sui sette cavalli del 28 settembre ad Ascot. Non mi ha offerto nemmeno un caffe, evidentemente era uno scozzese purosangue". Non mancano gli episodi curiosi. "Ricevo moltissime lettere, qualche proprosta di matrimonio. Un giorno arriva un pacco. Dentro un paio di slip tanga, color mantello di leopardo. Molto ' sexy' anche se un po' kitsch. Me li manda una ragazza, con allegato un biglietto: ' Indossali la prossima volta che verrai a montare a Pontefract (un ippodromo di provincia n.d.r. ), io saro li a vederti' . Ovviamente non li ho indossati. Oppure quella lettera da Hong Kong, nella quale un presunto ammiratore si descriveva come molto povero chiedendo che gli pagassi la bolletta del telefono

. Tra tutti conservo, attaccato al frigorifero, un solo messaggio. Un signore inglese, molto gentile: mi consiglia di tornare in Italia, visto che il galoppo inglese ha saputo cavarsela benissimo anche senza un italiano. Leggerlo ogni tanto serve a non montarmi troppo la testa". Argomento delicato: l' amore. "Devo dire che in Inghilterra il marchio del latin lover per noi italiani tiene ancora molto bene. Spesso si parla infatti di una mia presunta attivita frenetica con le rappresentanti dell' altro sesso. Niente di piu falso.

Intendiamoci, le donne mi piacciono molto, ma ormai da tre anni e mezzo ho messo la testa a posto. Esattamente da quando ho conosciuto Catherine, la mia fidanzata. A luglio ci sposeremo, per coronare un rapporto splendido. Con lei ogni giorno sembra il primo, ha saputo infondermi serenita. Molti sostengono che dietro ai campioni esista una donna altrettanto brava. Parole sante". Il futuro di Frankie Dettori? "In sella almeno fino a 40 anni, su questo non ci sono dubbi. Spero che la parabola ascendente duri il piu a lungo possibile. Ho avuto la fortuna, fino a ora, di trovare maestri eccezionali. Da mio padre a Luca Cumani, l' allenatore italiano stabilitosi a Newmarket e con il quale ho iniziato la mia avventura inglese. Adesso lavoro per il proprietario di cavalli piu facoltoso, Sheikh Mohammed, e con John Gosden, un trainer inimitabile. La gratificazione maggiore e che sono io a decidere come comportarmi durante la corsa. Da parte mia ho sempre fatto tutto con grande umilta, con il desiderio di migliorare sempre.

Quando smettero, non credo di voler restare a diretto contatto con l' ambiente dei cavalli, come allenatore per esempio. Mi piace fare televisione, e in Inghilterra ho gia provato il ruolo di conduttore e di commentatore. Una cosa e certa: mai un lavoro in cui si debba saltare. Sarebbe davvero troppo". CARTA D' IDENTIT LANFRANCO DETTORI e nato a Milano il 15 dicembre 1970. figlio d' arte: suo padre Gianfranco e stato per quasi vent' anni il miglior fantino italiano, vincendo anche sulle piste inglesi e in particolare per ben due volte le 2.000 Ghinee di Newmarket (con Wolow e Bolkonski) che il figlio ha conquistato per la prima volta quest' anno con Mark of Esteem. Lanfranco ha disputato la sua prima corsa a San Siro nel 1985, ma solo nel novembre dell' anno successivo ha ottenuto il suo primo successo, a Torino, quando gia da dieci mesi si era trasferito in Inghilterra.

Primo centro britannico nel 1987 a Godwood. Da allora oltre 1200 vittorie, due scudetti dei fantini britannici e la bellezza di 130 corse di primo gruppo, delle quali 46 di primo rango. I traguardi europei piu prestigiosi sono, oltre al clamoroso sette su sette di Ascot dello scorso settembre, Le King George di Ascot e L' Arc de Triomphe di Parigi del 1995, ottenuti con Lammtarra. In America il Breeders Mile del 1994 con Barathea e, nello scorso novembre, la Japan Cup di Tokio in sella a Singspiel. In Italia, quest' anno Frankie ha vinto 5 pattern: Jockey Club (Milano-Shantou) e Roma (Roma-Flemensfirth) di primo gruppo, Ribot (Roma-Taxi de Nuit) e Berardelli (Roma-Golden Aventura) di secondo e l' Omenoni (Milano-Leap for Joy) di terzo.
testo di Michele Ferrante
12/10/2010 18:29
 
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Dettori scende da cavallo: " dico addio prima di vedermi vecchio "


il grande fantino chiude oggi a San Siro: lascia le piste per evitare il declino, secondo nelle vittorie solo a Camici
Il grande fantino chiude oggi a San Siro: lascia le piste per evitare il declino, secondo nelle vittorie solo a Camici TITOLO: Dettori scende da cavallo: "Dico addio prima di vedermi vecchio" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Gianfranco Dettori, il fantino che ha vissuto da protagonista venticinque anni della storia ippica italiana, ha deciso di interrompere la sua attivita'

. Cinquantunenne, pero' ancora pieno di energia, Dettori ha lottato molto contro questa idea, suggerita dalla moglie Christine e da Lanfranco, il figlio ventiduenne, ormai un asso internazionale, che gareggia in Inghilterra. "Poi ho deciso . dice Gianfranco . perche' non vorrei fare come Piggott, oggi un po' sfiatato, un po' patetico nel tentativo di non invecchiare mai".

Ha scelto per l' addio San Siro, la pista che lo ha visto formare, crescere e consolidare una carriera in verita' strepitosa, perche' Dettori e' stato per ben 13 anni frustino d' oro, cioe' in testa alla classifica dei vincitori, e due volte campione del mondo in quelle prove al vertice che si svolgono in Australia. Ha tagliato il traguardo vittoriosamente 3.795 volte e ha conquistato tutte le classiche in Italia, dal Derby alle Oaks, dal Turati al Parioli e al Gran Criterium. Con simile palmare' s, Dettori oggi si colloca al secondo posto nella classifica italiana di tutti i tempi, preceduto solo dal grande Enrico Camici che ottenne il primato straordinario di 4.081 vittorie.

"Ma non posso che essere onorato . commenta . di concludere secondo dietro un uomo inarrivabile, un mito". Dettori, in occasione di un incidente occorsogli in gara, ci aveva detto di voler chiudere l' attivita' a fine anno: "Sono un uomo ancora giovane, ma forse sono un fantino maturo". L' anticipo frettoloso, con una festa che lo vedra' anche in mezzo al pubblico per firmare autografi, lascia invece stupiti. "Siamo stati duri . dice la moglie . e alla fine ha accettato il nostro consiglio, in verita' un ordine: di recente ha avuto troppi incidenti".

"Non sono giorni sereni . confessa Gianfranco .. Un addio e' sempre un addio. E poi non voglio fare l' allenatore, soprattutto in Italia dove l' ippica e' di serie C, come ho sempre detto. Mio figlio l' ho fatto crescere professionalmente in un Paese progredito, dove un ragazzo di volonta' puo' imparare. E lui lo ha fatto benissimo".

Idee chiare. Ma Gianfranco Dettori, per tutta la carriera, non ha avuto soltanto il pregio del "senso del traguardo" o la forza per portare avanti cavalli pigri e calmare quelli troppo ardenti, ma anche la virtu' di dare agli allenatori i suggerimenti piu' preziosi sulla condizione di un cavallo, sui suoi eventuali guai, sul rimedio possibile. Un grande "collaudatore" e un grande pilota, per usare termini da F1, capace di costruire la sua gloria all' estero, indossando le giubbe piu' prestigiose. In Inghilterra ha conquistato con Bolkonski e Wollow le "Duemila Ghinee", con Wollow l' "Eclipse Stakes", con Take Your Place l' "Observer Gold Cup" e con Pampapoul le "Mille Ghinee irlandesi". Oggi, per l' addio, montera' quattro cavalli, tutti portati dall' Inghilterra da Luca Cumani. E come in tutta la sua vita in pista, in almeno tre corse si presenta da favorito. i
Gianoli Nino

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